Mi è sembrato il paradiso
- Andrea B.
- 17 giu 2024
- Tempo di lettura: 6 min
Mi è sembrato il paradiso: la Granfondo Marcialonga Craft della Garda Scott Matergia “Mi è sembrato il paradiso”
Domenica mattina, aperte le finestre della camera dell’Hotel Rosat di Predazzo, il cielo si
presenta azzurro intenso, perfettamente sagomato dal Latemar e dall’Alpe Lusia. “Sembra
un paradiso” penso, mentre a colazione con Daniel Benedetti e Mauro Rossini discuto
sull’abbigliamento da indossare e sull’approccio con cui affrontare la gara. Daniel, mio
compagno di stanza questo weekend, farà il medio e non si pone limiti: “Z3? La Z3 non
esiste!” esclama, mentre io e Mauro pensiamo invece a come non arrivare all’ultima asperità
del lungo, il Passo Valles, senza energie.
Le chiacchiere continuano anche in griglia con Carlo Zubani. Quest’anno ha messo subito in
chiaro che si dedicherà alla mediofondo (80 km per 2400 metri di dislivello), mentre Maria
Elena Palmisano, che parte davanti in quanto vincitrice uscente, si cimenterà con il lungo da
125 km e 3700 metri di dislivello, che concluderà poi al quarto posto assoluto. Per nostra
fortuna il sole non è stato timido e si è subito materializzato in Piazza Santi Filippo e
Giacomo riscaldando i 1200 ciclisti in attesa del via.
“Potevi darti da fare un po’ di più”
Si parte e dopo qualche chilometro di falsopiano ecco il Passo Costalunga. È una
sensazione strana quella che si ha quando si viene costantemente superati da altri atleti.
Cerco di non pensarci per continuare a spingere il giusto wattaggio che dovrebbe
permettermi di chiudere al meglio la granfondo. Carlo, Mauro e Daniel non li vedo più; sono
molto più avanti, lì dove Andrea Bais, Raphael Tiziani e Filippo Calliari stanno conducendo
una gara di testa che li vedrà arrivare rispettivamente 9°(percorso lungo), 13° (percorso
lungo) e 2° (percorso medio).
C’è poi da menzionare Christian Dallago, 8° nel medio, che, mentre dietro si centellinano le
energie, si getta all’attacco. Wattaggio medio durante la fuga? Lo stesso Christian in un
commento su Instagram scrive che dopo 15 minuti a leggere 450W non capiva se il suo
Wahoo non funzionava o aveva allucinazioni da acido lattico. Chi conosce il suo motore sa
che stava spingendo come lui sa fare, altro che malfunzionamento.
“Come diceva mia madre / Non mi dovevo fidare di te”
Arrivare all’Alpe di Pampeago si rivela una sfida mentale oltre che di gambe. Che la salita,
superato il tratto vallonato dopo Nova Levante, fosse lunga non era in dubbio. Non
bisognava fidarsi troppo invece del profilo altimetrico. Si inizia infatti quasi in falsopiano ma
dopo la deviazione per Obereggen la curva di difficoltà inizia a crescere in modo
esponenziale. Al bivio Dario Montanari e Francesca Saottini aspettano le maglie bianco-
ottanio dei Garda Scott Matergia per il rifornimento volante. Quando passo, butto un occhio
dietro le borracce e vedo il loro cane, Dexter, adagiato comodamente sull’erba. Sul
momento l’ho invidiato molto.
A ridare energia all’azione ci pensa il pubblico, che qui alla Marcialonga, rispetto ad altre
gare del calendario, capita di trovare molto più frequentemente, contando i diversi gruppetti
sparsi sulle salite ad applaudire ed incoraggiare i ciclisti. È un calore genuino che scalda
anche ai 2000 metri dell’Alpe di Pampeago, dove le temperature sono ancora pungenti.
“Pugni in tasca / Una soluzione non c’è”
La discesa verso Tesero è una dritta come un fuso, così tutti i Garda Scott Matergia fanno
registrare i loro record di velocità. L’esempio più emblematico è quello di Mario Ferreri (73°
al traguardo sul percorso lungo), che tocca i 112,4 km/h. Anche le donne scendono a tutta
velocità: i 75 km/h di picco di Carlotta Uber la lanciano verso un nuovo podio, con il 2° posto
assoluto nel percorso lungo.
Quando la strada torna però piatta, e anzi, in vista del bivio tra i due percorsi inizia a risalire
lentamente, trovarsi nel gruppo giusto è l’unica soluzione per non sprecare energie inutili
prima delle ultime due salite di giornata. Non è il mio caso: al bivio per l’arrivo del percorso
medio girano quasi tutti i componenti del drappello. Rimaniamo in quattro e mentre in due
cerchiamo di tenere alta l’andatura dall’altro lato della strada incrociamo Filippo Calliari che
sta facendo defaticamento. In ottimo stato di forma, Filippo ha colto con il secondo posto
assoluto nel medio il terzo podio consecutivo, completando una tripletta di metalli: bronzo
alla Granfondo Avesani, argento alla Granfondo Marcialonga e oro alla Mediofondo BGY.
“Fatti un giro nella mia testa / E cosa c’è? / Una giostra incantevole”
Si attacca il Passo San Pellegrino e dopo gli unici due tornanti della salita rimango da solo,
avendo staccato i tre compagni di avventura del fondovalle. La strada che porta al passo è
sempre dritta, dalla pendenza quasi sempre costante tranne nel finale quando si alternano
tratti quasi al 10% ed altri pressoché pianeggianti, i concorrenti che a questo punto della
gara si trovano a metà classifica sono sparpagliati lungo il percorso e nel silenzio della
montagna si alterna il suono dei torrenti d’acqua con quello del proprio respiro affannato.
Tutto questo concorre ad alimentare un senso di solitudine incredibile. La mente si svuota, ci
si dimentica dei watt da tenere, di quanti chilometri mancano all’arrivo e della pendenza
della salita. Guardi avanti e vedi altri ciclisti, allora si innesca una specie di juke box nel
quale a ripetizione si alternano canzoni ascoltate recentemente, il rumore dell’acqua e il
ritmo della pedalata.
Canzone. Conteggio numero pedalate. Acqua. Ripreso un ciclista. Canzone. Conteggio
numero pedalate. Acqua. Ripreso un altro ciclista.
Al ristoro in vetta, si ricompone alla fine un gruppetto di una quindicina di corridori. Le voci,
gli incitamenti e l’effervescenza del bicchiere di Coca-Cola che butto giù tutto d’un sorso mi
risvegliano. Mi butto giù in discesa senza aspettare gli altri. Manca solo il Passo Valles.
“Ho giocato una partita / Ci ho puntato la mia vita / Volevo farmi del male”
Puntare, dopo 100 km e 3000 metri di dislivello, su una Coca-Cola e una veloce e fresca
discesa per resettare tutto e divorare il finale di gara è una scommessa a perdere. Basta
terminare lo slancio con cui si prende il bivio per il Passo Valles per rendersene conto. Gli
ultimi 7 km di salita della Marcialonga tagliano definitivamente le gambe. Per arrivare in vetta
bisogna usare solo la testa. E se anche questa non collabora, ecco che allora la crisi è dietro
l’angolo, come succede ad un ragazzo che trovo negli ultimi km di salita. Continua a
lamentarsi della salita e si maledice per di aver tirato dritto a Predazzo. Anche quando una
famigliola ci grida “Forza! Bravi!” a poche centinaia di metri dallo scollinamento lui risponde
“Basta! Basta! Non ne posso più!”. Si fermerà al ristoro del Passo Valles mentre io provo a
recuperare qualche ultima posizione in discesa.
La strada è bellissima. Inizia circondata da rocce per poi infilarsi in una pineta tra cui
serpeggia un torrente. Dopo un primo tratto più guidato si costeggia il lago di Paneveggio e
se, in passato, superato quest’ultimo ci si lanciava nell’ultimo tratto di picchiata verso
Predazzo, quest’anno invece a Bellamonte svolta a destra per prendere l’ultimo zampellotto
di 1,5 km.
Qualche centinaio di metri davanti a me ci sono due ciclisti. Uno di loro mi aveva sverniciato
sul Passo Costalunga - sapevo che razionare le energie sarebbe stato decisivo - e ora
continua a voltarsi indietro. Ai meno 400 metri lancio una volata senza senso lunghissima,
lui riesce a tenere duro mentre riesco invece a passare il suo compagno di avventura. Dopo
l’arrivo, finalmente medagliati, ci diamo una pacca sulla spalla a vicenda. Per un attimo,
immersi in questo scenario dolomitico, ci è sembrato di essere al Giro d’Italia.
Tempo di scendere finalmente a Predazzo, cambiarsi, salutare i compagni di squadra e
rimettersi al volante per tornare a casa. Alla radio passano “Paradiso” de La Rappresentante
di Lista. Questa Marcialonga tra montagne, fatica e pacche sulle spalle, sì, mi è sembrata il
paradiso.
Percorso lungo
9. Andrea Bais (4. SB)
13. Raphael Tiziani (7. SA)
41. Paolo Minuzzo (14. SB)
43. Patrick Tomassone (17. SA)
73. Marco Ferreri (3. GA)
84. Carlotta Uber (1. WA, 2. ASS)
93. Dennis Porcelli (12. VA)
101. Enrico Girardi (27. SA)
114. Maria Elena Palmisano (3. WA, 4. ASS)
131. Mauro Rossini (19. VA)
160. Matteo Pradelli (34. SB)
239. Donato Cafarelli (35. ELMT)
Percorso medio
2. Filippo Calliari (2. SA)
8. Christian Dallago (6. ELMT)
24. Daniel Benedetti (12. ELMT)
48. Alessandro Rigatti (8. VA)
101. Michael Bonzi Vicentini (16. SA)
136. Carlo Zubani (14. VB)

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