MATTEO BORDIGNON: “Prima amici poi la bici”
- Andrea B.

- 8 gen 2020
- Tempo di lettura: 4 min
Per iniziare al meglio questo 2020, non può esserci modo migliore che intervistare la nostra guida, vera e propria anima della Garda Scott Matergia, “IL PRES” Matteo Bordignon, una garanzia di fiducia, lealtà e amicizia.
Ciao Matteo, benvenuto e grazie per il tuo prezioso tempo, sappiamo che sei veramente molto impegnato tra lavoro e questioni “da presidente”!
Grazie a voi per questa bella opportunità.
Ormai abbiamo sdoganato le interviste con i primi membri della Squadra, da qui è tutta in discesa e di discese ne sai qualcosa (visto che sei forte anche in quelle)…
Parlaci di te: di cosa ti occupi nella vita di tutti i giorni? Sei sposato, hai figli?
Il mio lavoro è vendere vernici sia a livello industriale che a privati. La mia giornata è scandita tra giri dai vari clienti, allenamenti in bici e poi a casa con la mia compagna con la quale convivo e sto per avere un figlio.
Come ti sei avvicinato alla bici, come hai deciso di fondare questo Team e di arrivare a questa “fusione”?
La bici è stato un amore travolgente, un colpo di fulmine: a 12 anni scendendo nello scantinato di mio nonno ho trovato una bici da corsa, una Wilier Triestina color rame, palesemente troppo grande per la mia statura di dodicenne, ma ho deciso ugualmente di sistemarla e di cominciare a pedalare in sella a quel tesoro trovato tra le cose abbandonate. Da quel giorno la bici è diventata il mio grande amore e lo è tuttora, ed è questo che voglio trasmettere con la nostra squadra che nasce dal grande desiderio di agevolare e spronare tutte le persone che ne fanno parte (dall’agonista al ciclista che ama passeggiare) ad andare in bici.
La mia filosofia e quello che vorrei trasmettere è l’approccio alle gare senza stress. Vorrei che lo si vivesse in maniera serena senza sentirsi investiti di alcuna responsabilità per i risultati che si otterranno. Ben vengano i podi e le vittorie, se ci saranno, ma il nostro focus è di ampliare e condividere la stessa idea dell’andare in bici, cioè divertirsi prima di qualsiasi altra cosa.
Che ambiente hai trovato e come sono i tuoi compagni?
L’atmosfera che si respira nel nostro team non è prettamente competitiva, le persone che ne fanno parte hanno voglia di stare insieme nonostante abbiano magari una visione diversa del ciclismo. La prima e fondamentale cosa “da noi” è l’amicizia che ci lega e, a far da ulteriore collante, si aggiunge la bici che suggella amicizie di vecchia data e le rende ogni giorno più forti.

Che ciclista sei? Quali sono le tue caratteristiche?
Nasco lento in tutto ma con una gran voglia di migliorare su qualsiasi terreno, che sia salita o pianura, nelle quali non sono uno forte per natura. La mia principale caratteristica, che i miei amici e compagni di squadra conoscono bene, è che sono una persona che si allena con costanza e dedizione maniacali, al limite dell’ossessione, tutto questo mi porta a raggiungere risultati eccezionali ai quali non credevo di poter ambire.
Dove ti senti più forte e dove pensi di dover migliorare?
Come dicevo in precedenza sono forte nella preparazione di un obiettivo grazie alla mia grande capacità di dedicarmici completamente con tutte le forze sia mentali che fisiche. Questa ambizione e questa voglia di miglioramento, che applico ai vari aspetti della bici, sono per certi versi un punto di forza, ma allo stesso tempo credo siano anche delle debolezze perché mi rendono ossessivo nei confronti della preparazione. Credo che il mio miglioramento debba essere proprio relativo all’elasticità mentale e alla capacità di prendere l’allenamento in modo un po’ più rilassato.
Due pregi e due difetti giù dalla bicicletta.
Pregi: correttezza e generosità. Difetti: poco elastico e - alla sua pausa io suggerisco che vista la difficoltà a trovarne un altro evidentemente non ne ha, ma sono subito smentita - “no no, sono pieno di difetti anzi ne ho talmente tanti che non saprei quale dirti!”.
Poi riprende “sono uno che si crea i problemi anche quando non li ha!”.
Di te in squadra si dice che sei un “pirla” perché eri ossessionato dalla bici quando avresti dovuto esserlo da altro… Cosa ne pensi?
Chi l’ha detto ha completamente ragione, non avrei notato una bella ragazza nemmeno se l’avessi investita con la bicicletta. Quando mi allenavo c’era solo la bici e nient’ altro, le mie ossessioni erano la velocità media e i tempi sulle salite.
Cosa fai nella stagione in cui non ci sono gare e come ti prepari in inverno?
In inverno lavoro molte più ore, dedico le intere giornate al lavoro e alla squadra, curando maggiormente quella che è la parte “burocratica e documentale” del team, oltre al riposo ovviamente.
Faccio delle uscite in bici ma ci abbino anche della palestra a casa con esercizi specifici, verso dicembre amo molto andare a correre in montagna visto che poco lontano da noi abbiamo la Maddalena.
Com’è andata la stagione scorsa, sei soddisfatto?
Posso ritenermi molto soddisfatto della stagione che è stata positiva fino a giugno, poi purtroppo la perdita di mio nonno ha cambiato tutto e da metà stagione in poi ho avuto un calo.
Ma sono comunque contento e il bilancio è certamente positivo.
Cosa ti aspetti dalla stagione che verrà?
Mi aspetto come prima cosa che il nostro gruppo sia sempre più unito, che faccia le cose con lo spirito giusto sulla base del quale è impostata l’idea di squadra.
Non mi aspetto e non pretendo vittorie, anche se so che arriveranno, ma la cosa fondamentale per me è che rimanga lo spirito con il quale è nato il nostro gruppo.
Qual è il tuo motto? Dicci qualcosa che ci aiuti a comprendere il tuo modo di intendere lo sport e la vita.
Le avversità sono solo grandi opportunità di crescita.
Ciao Presidente, grazie e in bocca al lupo per la prossima stagione!
Ciao ragazzi, buona stagione a tutti!
Francesca Saottini






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